Scorto che t’ebbi, mi dicesti t’appartengo, germoglio, felice di rinnovare in me ogni tua origine. E la terra, nella quale giacemmo – per la terra, fu quella dei nuovi giorni e dei prodigiosi ritorni, oltre l’identico pensarsi d’oggi, nelle simili sostanze di un creato creante che divenne il nostro ultimo trasfigurato mostrarci, tra luci gemellari, prima di accadergli uniti e irrevocabili, epifanicamente noi.
(20/05/2025)


