A mio Padre
Percuoti l’aria che ravviva e che perlacei colori m’arreca, in questa doglia vespertina che sulla tua bocca si versa come acqua. E pacato resto, mansueto in seno, come uomo slegato dalla carne, libero dai legacci di una terra coricata nelle feritoie veementi del bacio suo pietrificato dalla polvere. Fino a che l’anfora non si spacchi…