Nel giorno decimonono del quinto mese, al venticinquesimo anno della duemillesima età, la parola del Signore Dio è scesa su di me, in questi termini:
Figlio dell’uomo, sono molto sdegnato con tutte le nazioni. Dunque, tu, ti rivolgerai ad esse dicendo:
Cosi parla Dio, mio Signore.
Ascoltino o non ascoltino, il documento di ripudio ho già pronto. E il giudizio, il mio giudizio, è già scritto.
Prestatemi attenzione, voi tutti,
popoli, isole, e capi delle nazioni:
Siccome andate coricando la morte,
quella morte che covate nel vostro cuore,
ai piedi dei giusti,
ecco.
Io getterò alle mie spalle
il vostro nome,
il vostro frutto e,
quale esca viva,
il germe di ogni vostro linguaggio.
Oracolo del Signore Dio.
L’esaltazione del malvagio,
il rigoglio dell’empio,
io li tradurrò
come feccia ripudiata perfino dalla terra,
con stilo di bronzo e inchiostro di sangue.
Siete, per me, diventati bestie,
come animali incapaci di esprimersi
con sentimenti di pietà,
di amore, di compassione.
Anzi, li andate esecrando,
assieme ad ogni mio precetto,
favorendo chi vi favorisce.
Dunque, prima di tutto,
voi agite per il vostro interesse
e per aumentare le vostre ricchezze,
il vostro potere,
la vostra fama,
il vostro successo.
Ammucchiate vendette,
frodate il povero
e le vostre vittime principali
sono gli indifesi e gli innocenti.
Avete come vostro avvocato il diavolo, sì,
ma pure avete dimenticato
che il Giudice sono io.
E traviati nella coscienza
non altro fate
che annientare le speranze
di chi vive di speranza,
di chi non vuol giacere
nel vostro fatale errore.
Distruzioni e calamità: queste vi attendono.
Per le vostre malvagie condotte,
sarete disprezzati a causa del mio nome, sì,
e per le opere che sto per compiere
sulle vostre case, sui vostri territori,
e sulle vostre generazioni.
Oh, davvero siete
i mandanti e gli esecutori veraci
del declino delle nazioni,
sempre più traviate, corrotte.
Quanta incredulità paventano i loro occhi,
quanta ruggine fuoriesce dalla loro bocca;
e quali dardi accesi e acuminati
avete attirato sui vostri popoli.
Ribellandovi alla tenerezza,
alla dolcezza, alla giustizia, all’amore,
e rinnegando la verità,
avete accumulato brace per i vostri capi.
Voi che continuate a mangiare e a bere,
a cantare e a ballare,
mentre andate togliendo la dignità,
la libertà, il nutrimento
e mentre andate infierendo
su bambini inermi, donne, e anziani:
sull’esistenza, quindi,
quali animali feroci che siete diventati,
incapaci di esprimervi con linguaggi diversi.
Voi che riducete gli ospedali a dei cimiteri
e progettate per questi cimiteri i miglior investimenti
dove poter lucrare ancora denaro,
sporco denaro,
per i vostri insanguinati interessi.
Indite non più digiuni, ma lutti.
Non vestite il sacco,
non copritevi la testa con la cenere.
A voi, che credete di salvarvi
dicendo di avere Abramo per padre:
ebbene io vi dico che se pure Abramo, oggi,
mi supplicasse per questa generazione,
questa volta, io, non lo esaudirei.
Interceda per voi il vostro avvocato,
il quale brama di condividere la sua putrida dimora.
Voi, che dovevate salvare le sorti di un mondo
che invece andate stramazzando
per i vostri delittuosi capricci,
per i vostri cupi interessi,
cani feroci
e incapaci di esprimervi con sentimenti di pietà,
compassione e amore.
Ecco.
Voi che andate esecrando ogni mio precetto,
farò del vostro principale interesse
il mio principale capitale
e i vostri delitti, le vostre atrocità,
conosceranno il mio nome,
quello che ho nascosto perfino ai giusti.
Sì. È il momento.
Prenderete voi stessi la falce.
La stagione della mietitura bussa.
Io sono alla porta.
Ecco il giorno per il quale mangiate e bevete.
Vi state ingrassando per il giorno del macello.
Ma la strage degli innocenti sta per terminare.
Sarà essa, per il nome di ogni bambino offeso,
scandalizzato, ucciso,
di ogni innocente, di ogni inerme,
a comporre il mio ultimo urlo di guerra.
Io, oggi, dichiaro beati quei grembi
che non hanno generato bestie come voi.
Io, oggi, dichiaro beati quei seni
che non vi hanno allattato.
Io, oggi, dichiaro complici quelle nazioni
che hanno voi come mandanti ed esecutori
della loro ultima condanna.
Se ci sono giusti per la giustizia,
la giustizia sarà giusta per essi.
Ovvero,
la scure che sta per colpire
una ferita già insanabile
non retrocede, anzi.
È già posta come avanguardia
alle orecchie di tutti i popoli
e di tutti coloro
che hanno facoltà di intendere il linguaggio
che io ho da fare intendere.
Iniziando proprio da coloro
che hanno dimostrato e che dimostreranno,
per orgoglio e per superbia,
di non voler udire o, peggio ancora,
di bene udire e di perseverare
con opere ancora più malvagie,
avendo per vessillo e per loro avvocato il diavolo.
Ebbene, vi dico che l’esaltazione del malvagio,
il rigoglio dell’empio,
io li tradurrò
come feccia ripudiata perfino dalla terra,
con stilo di bronzo e inchiostro di sangue.
Siete, per me, diventati bestie,
come animali incapaci di esprimersi
con sentimenti di pietà, di amore, di compassione.
Cani muti, ai quali io stesso,
uno dopo l’altro,
disserrerò il muso, la bocca,
perché, guardandomi in faccia,
il loro unico dire sia il mio terribile nome.
Avete ridotto gli ospedali a dei cimiteri.
Da quei cimiteri germoglierà la giustizia,
una giustizia che farà piangere anche il diavolo.
Quando avete mangiato e bevuto,
cantato e ballato,
lo avete fatto per voi.
Quando avete digiunato e fatto il lamento,
lo avete fatto per voi.
Ebbene io vi dico:
che mangiate o digiunate,
cantate divertiti o intonate un lamento,
sempre per voi,
indiranno lutti le vostre rovine.
E per tutto questo, adesso, sorridete,
continuate a sorridere agli Inferi!
Davvero, per voi, si va realizzando il proverbio:
“Il cane è tornato al suo vomito
e la scrofa lavata è tornata a rotolarsi nel fango”.
Davvero, per voi, oggi vi dico
che si compie la Scrittura.
Oracolo del Signore Dio.
(19/05/2025)


