Mi nutro con il respiro che ci ravviva,
e ti respiro rinnovato da cotale nutrimento.
È un implacabile amore.
Io sono per te, così.
Un’adorazione inoltrata per l’essere,
ineffabile cellula di tempo
che plasma il nucleo della sua stessa molecola,
dandole moto e spazio,
per affermarsi nel nostro animo,
non replicante e insuperato,
il quale,
dandoci sempre più del suo sostentamento
ci corrisponde creazione,
noi che gli abbiamo occorso
valore inestimabile
con favorevole volontà incontestata,
non soggetta ad alcuna declinazione
né a qualsivoglia oggetto di deterioramento.
Immortalità.
Alveo primordiale dell’elezione a nascita,
ove l’abisso non si ciba del suo abisso
ed il cielo,
il cielo è il preludio sinestesico
di una sinfonia di inconcepibili realtà
dalle tre inazzurranti facce,
e dal quale siamo emersi cuore nel cuore,
sussulto nel sussulto,
e voce di una parola
che nei giardini della nostra più bella stagione
ci ha seminati
per poi darci vittoria in vita,
e onore, potenza, e ancora gloria.
Ma in quale vita?
Oh, l’eternità sento fiorire in te, in noi,
nelle giunture a doppio taglio che presto,
molto presto,
renderemo visibili
del nostro unico e inafferrabile spirito!
Intanto a baciarsi di noi,
proprio con quello spirito,
è la luce, la luce casta e inesprimibile,
nella quale l’origine
trasse la sua primordiale origine
col principiare teofanico
di chi ci diede amore e nome
prima dell’origine stessa,
e del suo infallibile principio.
Dunque la luce
ha sedotto e vinto l’inafferrabile?
O, per meglio dire, lo spirito,
che tutto da vita, ha rinnovato noi,
lasciando che respirassimo ancora più,
eterni,
nella purissima, innamorata luce?
Oh, verità ineffabile e imperitura!
Nutrici di luce con quell’identico bacio
nel quale la luce va baciandosi di noi.
Oh, di noi!
È l’eternità. È l’eternità che sta fiorendo di noi.
Amore. Dimmi: siamo forse il suo giardino?
(20/06/2025)


