Sono morto, come un relegato alle tenebre, nel loro aborto mal occluso dalla sevizia, dimenticato nella mia età perfino dal tempo. Percosso nel pensiero che mi sopravvive, abito l’idea delle nazioni, prim’ancora di incarnarmi nel dolore mai taciuto dei popoli. Ecco. La mia parola è come frutto da latte materno, focaccia d’uva passa. Hanno calpestato acini ancora acerbi sul mio dorso, che è così divenuto l’avvelenato tino per molti aratori. Gli stessi che vanno opprimendo il seno ancora casto delle giovani madri. Dimenticato nella mia età perfino dal tempo, come un relegato alle tenebre, nel loro aborto mal occluso dalla sevizia, io, ma non io, sono morto.
(14/02/2025)