Figlioli. Con quanto amore il Padre ci ama. Egli, infatti, anche attraverso il Figlio suo, così ci chiama. Figlioli. E insiste. Non avete nulla da mangiare? Egli, L’Onnipotente, il cui Nome è Terribile tra le nazioni, si fa pane della vita per noi. E noi, in questo turno di veglia nella notte, in questo mare così ottenebrato, non vorremmo gettare la nostra rete dall’altra parte? Oh, quale missione ci attende! E per quale disegno di salvezza. Lo Spirito di Dio ci colmi con la sua grazia, affinché la conoscenza ci baci come emanazione prima della sua bontà dai due volti, dimodoché da essere, a nostra volta, lampade accese per chi vuole vedere anche attraverso noi, e luce per chi percorrerà il nostro stesso cammino.
Chiunque pecca è del peccato, dunque prigioniero del male. Pubblicizzando la libertà, una libertà che non nasce nel Nome di Dio, si commette un reato contro la specie umana. Chi compie tali blasfemie non ha compreso ancora che il suo pensiero è vittima di una mente collocata presso una cella isolata dal suo più grande combattimento: opprimere l’altrui ragione in quella propria. Schiavi nella colpa si nasce, affinché siano rese visibili le opere prodigiose che in tutti vuol operare Dio, ossia liberarci e condurci a sé per custodirci, in eterno, nel suo paterno seno. E il giudizio è uno solo, questo. Di condanna, ovunque si bestemmia lo Spirito di Dio. Ora, di due cose necessita l’uomo. Compiere l’opera di Dio e credere nel Figlio, in Colui che Egli ha mandato. Dunque, due cose Dio ha detto all’uomo di compiere per la sua salvezza, e tre, egli, ne deve udire. Ed ecco cosa c’è da udire. Chi nega il Figlio non è nell’opera del Padre, perché è un mentitore, colui che va offendendo Dio bestemmiando il suo Spirito Santo. Di questi, la Scrittura a riguardo parla chiaro: l’anticristo è colui che nega il Padre e il Figlio. Chi ha orecchie, intenda. E sette sono i candelabri, come sette sono le stelle. E ancora. Sette sono i sigilli. Sette sono gli angeli. Sette sono le trombe. Sette sono le teste. E ancora. Sette sono gli angeli. Sette sono le coppe. Oh, ci è stato dato un meraviglioso cibo! Un cibo solido. Fare la volontà del Padre nostro. Tutto passa. Il mondo passa. Ma chi fa la volontà di Dio resta. In eterno. Ecco. Redenti dal Figlio, istruiti dallo Spirito Santo, generati dal Padre. Prendete e mangiatene tutti, perché abbiate anche voi, presto, molto presto, a saziarvi di quella comunione in Dio donataci col Calice dell’Alleanza. È un’ora buia. Non lasciate spegnere le vostre lampade. Infatti, questo è il turno di veglia nella notte. Figlioli, è giunta l’ultima ora. Come avete sentito dire che l’anticristo deve venire, di fatto molti anticristi sono già venuti. Da questo conosciamo che è l’ultima ora. All’alba nutrici di Luce, Padre, quando non dovremo più contare i nostri anni e il nostro intimo istante comune sarà chiamato Eternità. Insegnaci a divenire pani di Vita. Sì, Padre. Perché così a Te è piaciuto. E nella tua benevolenza, nell’infinito amore tuo, ci hai donato l’unigenito Figlio tuo. Per salvarci. A Lui, al leone della tribù di Giuda, al germoglio di Davide, all’Agnello immolato, noi rendiamo lode, gloria e onore. A Te, che hai scritto il tuo Nome sulla nostra fronte, a Te, che così compi ogni Scrittura, ti benediciamo, con ogni benedizione spirituale che in noi proviene dal Figlio tuo, con quella certezza di vedere realizzata ogni tua promessa e nell’attesa beata che il tuo Volto risplenda presto su di noi. Tu che sei anzitutto potenza, sapienza, forza e vittoria. Nel tuo calice vogliamo bere, con la tua bocca desideriamo immergerci nel sacrificio dell’Amato. Nostro Signore e nostro Dio, rendi salda per noi l’opera delle nostre mani, l’opera delle nostre mani rendi salda. E così che, noi, canteremo un canto nuovo:
“Tu sei degno di prendere il libro
e di aprirne i sigilli,
perché sei stato immolato
e hai riscattato per Dio, con il tuo sangue,
uomini di ogni tribù, lingua, popolo e nazione,
e hai fatto di loro, per il nostro Dio,
un regno di sacerdoti,
e regneranno sopra la terra.”
Figlioli. Con quanto amore il Padre ci ama. Abbiamo gettato la rete dall’altra parte. È verità che abbiamo pescato. La nostra missione è appena cominciata. Spetta anche a noi non farla rompere quella rete.
Carissimi, vi ho scritto parole di esortazione affinché tutti possiamo portare frutto su terra buona. Il Seminatore ha gettato il suo seme da coltivare. Il Signore è per me, non avrò timore: che cosa potrà farmi un uomo? Ecco. La Parola del Signore abita in noi. Amiamoci gli uni gli altri. E il Comandamento di Dio sarà vivo in mezzo a noi, per essere compiuto. Concludo con le parole del discepolo amato dal Signore.
Scrivo a voi, figlioli,
perché vi sono stati perdonati i peccati in virtù del suo nome.
Scrivo a voi, padri,
perché avete conosciuto colui che è da principio.
Scrivo a voi, giovani,
perché avete vinto il Maligno.
Ho scritto a voi, figlioli,
perché avete conosciuto il Padre.
Ho scritto a voi, padri,
perché avete conosciuto colui che è da principio.
Ho scritto a voi, giovani,
perché siete forti
e la parola di Dio rimane in voi
e avete vinto il Maligno.
Carissimi, vi saluto con quel bacio santo che vuol essere benedizione dai due volti della bontà divina, effluvio potente di quell’amore che vi è stato manifestato affinché ne viviate fino a trasfigurarvi in esso. E con anelito abbondante. La grazia di Dio Padre sia su di voi, il Sacrificio del Figlio suo sia la vostra forza, e la comunione con lo Spirito Santo rechi ai vostri cuori la sospirata pace.
Amen.
(06/05/2025)