Ho la consapevolezza del mio peccato. E quanto più sfugge al mio presente il bene per l’amore, per i miei fratelli, tanto più in essi ritrovo un sano rifugio. Sì. Poiché ho chiesto, in virtù della mia condizione umana, grazia e perdono, carità e misericordia. Le prime per rettificare questo mio impervio percorso, mentre le seconde per aiutarmi ad aiutare il mio cuore a favorire quella comunione, così agognata, con l’altro. E allora ben vengano la mortificazione, l’umiliazione, la prova e la punizione che il Signore si degnerà di riservarmi, affinché non manchi mai la Sua correzione e soprattutto la Sua istruzione. Ho chiesto una cosa al mio Signore, ed Egli due me ne ha concesse. Mi ha detto una parola il mio Signore ed io due ne ho udite. Per quanto io possa essere Suo servo inutile non posso far altro che attestarvi, o uomini, che la Sua imparzialità e degna di ogni lode. E che la Sua misericordia supera ogni percezione umana, essendo superiore perfino alla creazione tutta, e questo mistero è troppo grande per essere inteso da chi come noi è sottoposto alla legge della carne. Tuttavia c’è stato concesso, in dono, il privilegio di opporci alle dinamiche della materia e di elevarci a quelle dello spirito. Infatti, è attraverso di esso che noi possiamo rinascere dall’alto e a pura vita, rinnovati nell’anima e nel cuore soprattutto, quel cuore pronto, così, a sposarsi con Colui che prima di Lui già era (qual mistero incomprensibile) e che era e che sarà. E allora null’altro ci resta che rivestirci di luce e seguire il cammino digià tracciato, percorrendolo assieme seguendo il Suo insegnamento che non è altro che un giogo leggero, sottile, mite. Amarci fratelli, amarci l’uno con l’altro, esattamente come Lui ha amato noi. Pace. Amen.
(13/10/2021)