Passano i giorni e con essi, per molti, non scemano le tenebre. L’aspirante illusionista sulle alture dei suoi territori va consumando il pasto della domenica. E lo stregone, che gli sta daccanto, imita i suoi gesti infausti, macabri, divorando, così, ogni suo delittuoso insegnamento. Il volto della presunta quiete sconterà i suoi falli presto, in quella stessa terra di sangue e bava fluente. Il popolo che attende i favori della giustizia non tema illusioni provocatorie bensì le notturne fiamme, quelle mani abili e perverse che ben ascondono sulla città l’oscuro presagio. Ecco. Mentre si mischiano le carte sul tavolo, e si lasciano lanciare i dadi opposti alle mani, nessuno dei partecipanti occupa la solita sedia. È l’ora dei condannati, la cui saliva, colando, ha già scritto su fogli di latte e miele, senza recare illusioni, il nome dei morti, ai morti veri. Passano i giorni e con essi, per molti, non scemano le tenebre. Questa è l’opera di chi fa il male. Questa è l’illusione antica e nuova di chi crede che la luce non sorge o, se brilla e si compie, su di essa continueranno a vincere le tenebre. Si nascondano pure nell’oscurità del buio più fitto, lì dove ha inizio e luogo ogni atto malvagio. Chi ha creato il sole non ha forse creato anche le tenebre? E chi ha creato l’occhio forse non vede tutto, anche nelle tenebre? Il popolo che attende giustizia la cerchi, la cerchi. Là dove la luce ha comandato che non solo in cielo fosse il suo trono. Perché, ecco. La sua mercede è tra noi, che già la precede.
(30/04/2025)