Carissimi fratelli e sorelle,
nel giorno in cui la Chiesa celebra la Passione di Cristo, in questo venerdì Santo, vogliamo spostare con la meditazione il nostro sguardo lì, dove il Figlio dell’uomo giacque, nel momento in cui si fece buio su tutta la terra e il velo del tempio si squarciò in due, da mezzogiorno alle tre del pomeriggio. Con l’aiuto dello Spirito Santo vogliamo elevare la vista dei nostri cuori alla sua Santa Croce.
Sei salito in alto, portando con te turbe di prigionieri.
Questo è avvenuto perché, scendendo, li hai liberati, aprendo loro le porte degli inferi, ove giacevano nella attesa del loro Salvatore. E infatti li hai presi con te, senza emettere alcun giudizio di condanna. È così che hanno vinto anche le più gelide tenebre.
Nel tuo sconfinato amore, hai dovuto soffrire il patibolo della croce. Appeso al Legno della umana salvezza, col tuo sommo sacrificio, hai redento il mondo.
Quel vergognoso patibolo non l’hai subito per il tuo sconfinato amore, bensì nel tuo sconfinato amore.
Al termine della tua dolorosissima Passione, hai effuso nelle mani del Padre tuo lo Spirito. Sei morto. Tu sei stato confuso tra criminali, e tra criminali hai mostrato il Volto paterno di Dio.
Dinanzi alla tua morte, a quell’istante che il buio comminò su tutta la terra, ognuno di noi dovrebbe soffermarsi a riflettere, per meditare e contemplare il Mistero del Dolore.
Tutto è compiuto. Sì. Le scritture si sono adempiute con pienezza sul Figlio di Dio. Eppure, tutto è da compiere.
Siamo sul Golgota, il Figlio dell’uomo giace appeso alla Croce, morto. Dei soldati spezzano le gambe ai due malfattori, appesi assieme a Gesù, nostro Signore. Uno è alla sua destra, l’altro alla sua sinistra. È la vigilia della Pasqua e si deve far presto. Si deve fare festa e questo spettacolo non è conveniente, nemmeno per i capi, i governatori, i comandanti di allora. Utilizzando questo metodo atroce i condannati sarebbero morti prima. A Gesù, tuttavia, non vengono spezzate le gambe. Infatti, è già morto. Ma uno dei soldati, con un colpo di lancia, trafigge il costato a nostro Signore Gesù. Non gli sarà spezzato alcun osso. Ma dal suo costato, appena il colpo di lancia gli è stato inferto, si vedono uscire subito acqua e sangue. La Luce. Carissimi, il Cristo doveva morire per sposarci? Si era addormentato in Dio.
Portiamoci con la nostra meditazione indietro, o avanti, se vogliamo, ossia nel giardino dell’Eden. Adamo: vogliamo contemplare un altro Mistero, tra i più grandi. Allora il Signore Dio fece scendere un torpore sull’uomo, che si addormentò; gli tolse una delle costole e richiuse la carne al suo posto. Il Signore Dio formò con la costola, che aveva tolta all’uomo, una donna e la condusse all’uomo. E Adamo, destatosi che fu dal sonno, afferma: “Questa volta è osso dalle mie ossa, carne dalla mia carne. La si chiamerà donna, perché dall’uomo è stata tolta”.
Carissimi fratelli e sorelle, noi siamo la Sposa di Cristo. È vero. Egli doveva morire per donarci la vita. Noi, sua umanità redenta. Noi, dunque, Chiesa di Cristo. Ma com’è nata la Chiesa?
Ecco. Torniamo indietro nuovamente con la meditazione nostra, o avanti, se vogliamo. Ci troviamo sul Calvario. Osserviamo la scena del soldato, il quale infierisce con un colpo di lancia su Gesù, già morto. Acqua e Sangue di Cristo, dal suo venerabilissimo costato. E cosa hanno rappresentato se non il Battesimo e l’Eucarestia? Nasce così, in quel momento, sul Calvario, dinanzi a noi, che stiamo sotto la Croce di Gesù crocifisso e morto, la Chiesa di Dio. Quale Mistero più elevato ci è stato donato da meditare? Il Cristo dorme. E parve ben giusto a Dio Padre farlo addormentare, affinché dal suo costato facesse scaturire per noi la Fonte doppia Sacramentale.
Gesù, hai compiuto le Scritture in tutto e per tutti. Perfino sulla Croce, con le mani e i piedi forati, all’apice della tua sofferenza, ti sei voluto far carico del peso atroce dei nostri peccati. Tu, Agnello immacolato, immolato come vittima sacrificale per la redenzione del mondo. O Sacerdote perfetto, più alto tra i Re, Profeta dei profeti, sei tutto amore, e il tuo amore è condensato nella preghiera delle preghiere: alle tue mani affido il mio spirito.
Si dice che la pagina più oscura delle Scritture sia espressa nel buio, in quell’intervallo che va da mezzogiorno alle tre del pomeriggio, quando Cristo moriva per salvare il mondo intero. Ebbene, vogliamo credere che sia la pagina più luminosa che ci porta dalla Creazione alla Vita e dalla Vita alla Creazione.
Siamo la Sposa di Cristo. Vogliamo essere la sua primizia. Lui che, pur di darci vita, ci ha nutrito e ci nutre col suo preziosissimo Sangue. Sì. Come una madre ci nutre, come una donna fa con i suoi figli. Nel sonno, quale delicatezza più grande, Egli ci ha fatto grazia con il fiume vivo dei due doni Sacramentali.
La Pasqua del Signore è imminente. Il sangue dell’Agnello immolato noi non lo metteremo sugli stipiti delle porte delle nostre case. E non temeremo l’azione dello Sterminatore. Perché Dio si è fatto uomo, uomo come noi. E noi, noi siamo l’Opera delle sue mani.
Carissimi fratelli e sorelle, questa è la storia dell’uomo: una drammatica storia. La storia della nostra salvezza.
Voglia, l’Altissimo, dimorare nei nostri cuori, nutrirci con la sua Parola, alla Fonte purissima del suo immenso Amore. E noi, suo popolo, come gregge a Lui prezioso, seguiremo il nostro Pastore per così giungere ai quieti pascoli della Vita eterna. Amen.
(18/04/2025)