In questo settimo giorno dell’undicesimo mese del ventitreesimo anno della duemillesima età, alla dodicesima ora di una storia già scritta la parola del Signore è scesa su di me in questi termini:
Non gradisco più
i tuoi sacrifici per due motivi:
sono frutto di angheria e di rapina
e sono macchiati
di sangue innocente.
Hai legato pesi insopportabili
perfino al collo dei lattanti,
o miserabile,
dimenticandoti che sono
la primizia della vita
e di una umanità che sta cedendo
il suo cammino
sotto i passi zoppicanti
della vergogna.
Sei deprecabile ai miei occhi,
una offesa costante al mio nome.
Sulle tue labbra
sovraneggia la bestemmia,
o insolente,
mentre alzi con orgoglio
il tuo capo
e mi mostri le spalle
anziché il cuore poiché,
in fondo,
sai di essere divenuta merce
da contraccambio e di squallore,
del tutto armata di vanagloria.
Hai fatto della mia casa
un obitorio di valori,
sprezzando l’altrui dignità
e cancellando i diritti
che spettano agli uomini.
Hai costruito
nel pensiero dei più deboli
altari
e ti sei fatta tu stessa deità
tra i popoli e le nazioni.
Hai costretto
gran parte dell’umanità
all’apostasia
con depravazione e perversità,
con la persecuzione e la soppressione.
Ciò che i tuoi padri
non hanno fatto
per timore di me
tu l’hai compiuto
sapendo incutere
sovrabbondanza di terrore nel prossimo,
o disamorata,
e per prossimo intendo
dapprima le tue sorelle
che primeggiando tra loro
hanno commesso colpe, talvolta,
ben più gravi delle tue.
Tu sei della mia vigna
divenuta prodotto bastardo,
uva degenera.
Dimmi, o immonda,
ti sei macchiata di tutte queste colpe,
non solo cultuali,
ed io dovrei restarmene in silenzio,
dovrei tacere?
Ecco che io sfodero la mia spada
ed essa verrà per cercarti.
O spada dalla ebbra lama
dal doppio taglio,
levigata con la mia parola
per recidere ogni tralcio
ormai contaminato,
spada aspersa
nella fonte della compassione
e del buon consiglio,
io ti mando nei labirinti fraudolenti
di un covo di assassini e di ladri
e ti comando di non impietosirti
dinanzi ai cuori
dalle piaghe malvagie
poiché essi sono divenuti per me
come tanti cani rabbiosi
che hanno mangiato
la carne dei deboli
rendendo, così, la ferita di questi ultimi
incurabile, il loro male inguaribile.
Sì. Tu hai peggiorato
la condizione di tanti, di troppi,
facendo in modo,
con la tua pervertita scienza,
che si schiudessero
le porte della perdizione
dapprima dinanzi ai fanciulli,
ai ragazzi.
Perché tu sei malvagia
e dei tuoi figli
te ne fai una corazza
e li sfrutti fino al sacrificio estremo
usandoli come tuo scudo umano.
Ecco.
Io abbasso il tuo capo sotterra
e ti lascio osservare da laggiù la realtà,
adesso.
Non gradisco i tuoi sacrifici
per due motivi:
sono frutto di angheria e di rapina
e sono macchiati
di sangue innocente.
Io ti renderò da grande nazione
a siccitoso stagno.
Quando mi allontanerò da te
definitivamente
laverò i miei piedi
alla fonte della compassione
e del buon consiglio.
Io giuro sul mio nome che,
in quel giorno, tutti quanti,
anche i cani,
avranno la loro parte.
Chi per l’abbraccio della Vita,
chi per la dannazione eterna.
La spada dalla ebbra lama
dal doppio taglio,
levigata con la parola del Signore,
ha parlato.
Sì, diritto e giustizia si baceranno
e i cieli stilleranno un germoglio.
La pace abbraccerà la gioia
che abbonderà sul monte più alto
della città santa,
mentre a valle
marciranno i cadaveri di molti
inaridendo la vista
perfino agli sciacalli e agli avvoltoi
poiché il fuoco li brucerà
ma il loro verme
non verrà mai meno.
(07/11/2023)