(Ger 1, 1-19; 20, 1-18)
E guerra mi mossero
a favore del lavoro delle proprie mani cui si prostravano.
Io, il giovane del paese, colui del quale fu scritto dal principio che avrei maledetto e padre e madre per avermi concepito, tanto il dolore, il distacco, il silenzio e l’odio.
Scese su di me la parola del Signore alla quale non potei per alcun motivo oppormi, tanto fu affilata e carnale, e divenni uomo. Inviato tra i diseredati ai potenti delle nazioni mi rese il volto duro come la pietra poiché avrei dovuto parlare con chi regnava con cruda e perduta cervice. La dolcezza con la quale fui investito fu come genesi della mia nuova nascita. E il timore che inghiottii senza nemmeno aprire pensiero e bocca fu terrificante, amabile, onorabile, salvifico.
Ed un ramo di mandorlo cresceva intorno a me d’intorno affinché s’avverasse ogni parola pronunziata per volontà del Signore. E sulla fiamma una pentola pendeva a settentrione, simbolo della mezzanotte non solo di Giuda e Gerusalemme. Bevvi la parola intera e mi recai all’amata, la compassionevole luce, dopo l’ennesima morte che mai fu mia e m’appartenne.
(24/06/2020)