“Dodici mesi dopo, passeggiando sopra la terrazza della reggia di Babilonia, il re prese a dire: “Non è questa la grande Babilonia che io ho costruito come reggia per la gloria della mia maestà, con la forza della mia potenza?”. Queste parole erano ancora sulle labbra del re, quando una voce venne dal cielo: “A te io parlo, re Nabucodònosor: il regno ti è tolto!””
(Dan 4, 26-28)
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Lascio ancora che il pensiero meno comunicante sia pasto esaustivo del tuo, in ciò che stai appena leggendo. E mentre c’è chi va affermando mondi, con la semplicità di quell’amore che a te non appartiene, tu pensi. E colorata di bava la strada t’insegue mentre acceleri la tua passeggiata tra i morti che adesso sembrano riconoscere perfino il tuo cuore infecondo, e le tue idee si fanno sudore, prendono la forma del più vomitevole atto di violenza. Domani questo cimitero non ti apparterrà più. E non sarà più tua la città, il paese, la convinzione di potere tutto. Quando avrai terminato di masticare tra le donne che sputano sangue pur di non lasciarsi dominare, quando sentirai tremare per la prima volta il coltello tra le tue mani, quando udrai con le tue lerce orecchie l’ultimo sotterrato sussurrarti parole di pace, quando ogni tuo delirio sarà preda di una rinvenuta ragione, quando con tutti i tuoi ricordi volgerai la tua ultima bestemmia verso chi ti ha generato, comprenderai che sei stato (tra le vittime, tra le tue tante vittime). E prima che gli innocenti possano abortire il loro giusto avvenire, nei tuoi occhi sfiorirà il giorno. Il mestruo della terra cesserà nel suo flusso abbondante quando il ciclo della memoria globale sarà interrotto come questo pensiero meno comunicante destinato a centinaia di anime cadaveri.
(17/09/2023)