A tracannato nome
Allattato dal profumo dei venti nel nascituro nulla tronco d’ogni via la direzione lasciando che lo stesso sprofondi nel tarlo pregiato dei fiori.
Trasmissivi focolai di passaggi
È la parola che abita
Allattato dal profumo dei venti nel nascituro nulla tronco d’ogni via la direzione lasciando che lo stesso sprofondi nel tarlo pregiato dei fiori.
Di concreto lo scarno tuo seno, a passeggio nei bui viali di questi occhi, mi sorprende, adagio, per il suo pudore, la sua integra presenza, il suo ultimo sentiero. E quella luce, quel boato che tutto astringe e che parola…
L’ora i colli desta con quell’esistere dall’inquieto candore, assoluta fragranza delle tenebre, e la sterpaglia è arsa tutta ormai, greve, con l’aridità volta all’indietro nella pienezza non più prossima, così lontana. E intanto noi, a distesi cuori nell’aria, non comporremo…
Domani schiuderò l’infanzia della rosa che ancor dentro ti sogna e muterò le sue spine in luce con l’unico amore che tutto vince e che librando per vivere dall’ombra del sole per sempre libera.
Quale mistero concepisce la natura quando due anime si rincorrono per amore attraverso l’andirivieni delle età, brusio immenso del fervore, per recare lustro alla storia e lasciare un pegno alla memoria? L’essere già stati e riaccadere nuovamente nell’altrui umile attesa.
Indissolubili, le tempie pulsano nell’altrui sangue, movimentato riposo della carne che non soggiunge per la combinazione verbale dei sensi quando, a sera, delle ossa il passeggio fuoriesce dal sentito imprimendosi, a fredda compensazione della parola, nella mai eletta maggioranza deputata…
Tutto è lamento. Hanno ripreso a parlare, a vedere, ad udire e, per la disperazione del mondo, fingendo di esistere, i morti rinunciano perfino al meritato sudario.
Eritemi per le ritrosie delle partenze, dei facinorosi presagi, dei rumori. Quanta felicità perduta, avariata, per una scadenza in prossimità dell’oltre, dimenticata. Sfregano le rondini, in direzione di ritrovati sogni e tuoni, l’ali, come tempeste d’amore, di fuoco, a stormi…
E accese la tua sete l’azzurro, figlio di albe votate alla volontà dei principi fattisi carne al tempo dei tempi, come dei quanti di luce gli argentei fasci delle meridiane mai deluse nell’uomo, lo stesso che proclamò la voce con…
Ricordo, mutamento dei mnemonici afflati diminuiti per alienazione naturale, salivi la pioggia d’estate, quella stessa materia che contrapponeva l’io in sostanze ibride ad approvazione fisica, neutrale, finché il sole, arso arco planetario tra le risorse dei globi magnetici, o fedelissima…