«Poiché la vita si è fatta visibile noi l’abbiamo veduta»
(1Gv 1, 2)
Mi chiedi della vita. Ebbene, io ti mostrerò come vederla.
Tutto procede per l’effusione di quello spirito che trova la sua complessa finalità nell’espansa logica del verbo. Quanto più armonizzato alla vicenda umana, non soltanto presente, esso sostiene la creatura permeandola con la sua quintessenza in ogni coesione fenomenica trasmutante anima e pensiero, per la trascendentale unione di una volontà ultima e superna relativa al progressivo esistere. È così che l’etereo sposa ciò che la materia mai avrebbe immaginato di elevare: la cenere, la cui originaria origine trae dal nulla e dalla scienza la scatenata potenza di tutti gli elementi. Dunque, dicevamo del verbo. Quanto più la luce sovrasensibile si lascerà penetrare dal mistero senza forma del sentimento, tantopiù l’anelito di chi ha posto lo stesso verbo a principio e fine di tutte le cose, non solo celesti, abbellirà ogni sua perfezione con la sola forza della parola che formerà, nella plenitudine dei tempi, cieli nuovi e nuova terra. Mi hai chiesto del prima, del come e del poi. Ebbene, figlio, sii come l’aria che trapassata dal dardo infuocato non lascia traccia dello stesso, aprendosi e chiudendosi al pari dell’acqua dopo il rimbalzo della pietra. Beati coloro che attraverso l’effusione dello spirito, per opera del verbo nel suo principio, a loro volta sono fonte viva, acqua che trascende il fuoco, aria che trasmuta la terra, di ogni sapienza vitale per la salvezza del mondo nei suoi esseri.
(14/01/2022)