“L’agonia di Gesù che nel Getsemani prega e suda sangue.”
Dal Vangelo secondo Luca (22,44):
Al monte degli ulivi Gesù, entrato nella lotta, pregava più intensamente, e il suo sudore diventò come gocce di sangue che cadono a terra.
Dio mio. Ti ho innanzi e mi sento schiacciato da un peso che non io ho portato. Eppure tu hai desiderato questo battesimo di aceto e fiele pur di attirarmi a te, io che sono sempre meno degno perfino di pregarti, di lodarti. La tua attesa ormai volge al termine. Il fuoco ti asperge, quel fuoco solenne che col tuo spiro martoriato cancellerà il mio peccato e quello del mondo intero. Ormai quasi tutto è compiuto. Eppure non basta. Dimenticato anche dall’intimità, tu continui ad esser solo. Solo, nel tuo cammino che porterà luce finanche alla tua croce. E questo vuoi che avvenga, affinché si sveli ogni segreto celato nel mio cuore e nel cuore dell’umanità. E sudi. Sudi del mio sangue. Partecipe di tanta debolezza ti chini su di essa per sollevare l’uomo dalla sua miseria. Terra. Ecco il luogo dove il sudore vuole gocciare, ultimo, per farsi adesso prece abbondante e, infine, doglia abbandonata. Ma ciò che resta potente nella violenta violenza subita è una volontà di profondarsi a uomo pur di riconciliare il cielo con quella stessa terra offesa, tradita nell’atto proprio del suo tradirti, per fecondarla di quell’amore che compenetra l’uomo mortale col tuo mistero infinito e che fino alle viscere va inseminandolo con il tuo spirito divino. Dio mio, Dio mio, perché ti ho abbandonato? Quanto distanti sono da me le mie parole, queste parole vive, separate e così vinte dalla tua salvezza. E non è forse un Getsemani l’anima mia? Eppure sei tu che la conforti, Gesù. E l’agonia tua, adesso, come una rosa inviolata, va schiudendosi piena in un bacio primaticcio che il suo frutto preme nel mio bacio, il quale pare non aver più fine.
(Ave, Maria, gràtia plena, Dòminus tecum…)
(20/11/2024)