Maràna thà (Vieni, Signore Gesù)

A voi, carissimi, uniti nella Chiesa del Cristo: pace e amore. Non abbiate timore alcuno se amate la Parola e servite, per mezzo suo, Iddio, anche attraverso gli uomini. Dovete anelare infatti alla salvezza delle anime come se vi appartenessero, come se fossero cosa intima vostra, poiché è soprattutto in questo operato, nell’uffizio del vostro agire, che si manifesta la gloria del Padre, sia Egli benedetto in ogni luogo e tempo, per terra e nei cieli, da ogni nostro respiro e fino al servizio perpetuo dei troni e delle dominazioni celesti e nel coro potente degli angeli. Fratelli, è innegabile che l’osservanza della Legge è fondamentale. Non a caso Mosè porse al popolo le tavole dell’Alleanza. Quaranta giorni occorsero affinché il Signore si degnasse di ascoltarlo, nel digiuno, nella veglia, nella preghiera, nel combattimento. Difatti la stessa Scrittura afferma, attraverso il nostro Signore Gesù Cristo, che il demonio si vince soprattutto con il digiuno e con la preghiera. Quale digiuno, dunque? E quale preghiera? Insieme formano i frutti degni della vera conversione. E quale conversione? Ricapitolare in Cristo ogni tempo e luogo, ogni persona e cosa, poiché così piacque a Dio Padre, sia Egli benedetto nei secoli dei secoli, che lo costituì Principe di tutte le Nazioni, Alfa ed Omega nel seno del suo stesso Spirito attraverso il quale, operando nella Beata Madre sua sempre Vergine, è disceso in terra divenendo Figlio dell’uomo e, fatto simile a noi, è divenuto perfetto fino a redimere l’umanità col sacrificio immarcescibile del dono di sé attraverso la vita nella morte, ed una morte di croce. Ora, fratelli miei cari, se il Cristo ha patito per noi una tale sofferenza per la salvezza delle anime tanto più noi siamo chiamati ad imitarlo, nei nostri umani limiti, per ciò che ci è stato donato e reso possibile dal Padre. Vorrei che il timore, la paura che provate talvolta, la riteniate necessaria per l’opera alla quale siete stati chiamati, in quanto eletti. È infatti necessario che voi glorificate Dio soprattutto attraverso questo patimento affinché mostriate al mondo cosa può l’amore e quanta forza reca non solo a chi ama ma anche a chi lo possiede. Ebbene, chi deve vergognarsi in questo tempo di sciacalli e di avvoltoi? Non sono forse coloro i quali vi perseguitano con ogni sorta di ingiustizie, di soprusi, di martirii, fino a provarvi nel sangue, talvolta nella morte stessa? Vi dico queste cose non perché abbiate a scandalizzarvi giacché la croce che portate è quella di Cristo stesso, e ciò che è scandalo e stoltezza per i non credenti, per i pagani e per coloro che antepongono il male avanti a ogni cosa e persona, spesso per interesse personale, è un vanto per noi cristiani. Difatti la Scrittura ci insegna, attraverso le sante parole dell’Apostolo Paolo, che se qualcuno si deve vantare trovi il suo unico vanto in Cristo (e nella sua croce). Dicevo della Legge, miei cari. Non è forse la stessa che è stata superata grazie all’unico vero comandamento che tutto racchiude e che tutto porta, in modo completo, alla glorificazione di Dio per opera dell’uomo attraverso l’amore? Amate Dio con tutta l’anima, con tutta la mente, con tutto il cuore e con tutte le vostre forze e amate il prossimo come voi stessi. Quale attributo più grande poteva scegliere il Padre, attraverso il Figlio, con l’azione dello Spirito Santo che immediato soffia sull’uomo il quale, da misero schiavo dell’esistenza, diviene fratello del Figlio e figlio del Padre? O diletti, se è vero che il Cristo ci ha amati e ci ama, se è altrettanto vero che finiranno i cieli e la terra ma la Parola sua mai finirà di esistere, ebbene amatela quella Parola poiché è l’unica via per la salvezza. In essa emerge la speranza, albeggia la fede, trionfa la carità. E se è vero che voi state soffrendo per tutto ciò, beh, sappiate che le vostre sofferenze vi stanno procurando un bene eterno che nessuno, nemmeno la morte, potrà negarvi. Infatti la morte è stata sconfitta per sempre da Cristo. Imparate, sollecitate la vostra mente e allenate i vostri pensieri a riguardo con le parole dell’Apostolo Paolo: Morte, dov’è il tuo pungiglione e dove la tua vittoria? Dunque, senza nutrire il bisogno di aggiungere altro a riguardo, vi esorto con delicatezza e amore a proseguire, protesi in quella corsa che conduce alla salvezza delle anime e dunque al Padre giacché il Regno dei cieli non è vicino. Il regno dei cieli è già qui. È in ognuno di voi. Rallegratevi dunque, ed esultate. Poiché non siete i soli a sapere ciò. Il vostro dolore, la sofferenza patita per il Vangelo non è vana. Siamo membra di un solo corpo fratelli e sorelle, e il capo è Cristo stesso. Quale gioia quando comprenderemo di essere Sposa di Dio, noi, quel giorno, e incarnazione per Egli dell’intera umanità. Ecco. Il tempo è maturo. Adorniamoci con i gioielli più preziosi, il vestito più puro, sia la nostra lampada accesa, e l’attesa non sarà vana. Porgiamo la mano al Signore che ha per noi preparata la corona di gloria e un diadema regale. Possiamo già gioire per l’anello che possediamo in cuore attraverso il dono, la suprema grazia delle fede. Stiamo diventando, attraverso la Parola, Voce di Cristo. Come il suo amato Discepolo insieme diciamo con tutto l’amore che Egli stesso ci ha donato: vieni, Signore Gesù. E lo Sposo ci dice già: Sì, vengo presto. La grazia del Signore Dio sia con tutti voi. Amen. Amen.

(03/02/2022)