In variazioni di estremo e di stupore

«Dopo questo, Gesù, sapendo che ogni cosa era stata ormai compiuta, disse per adempiere la Scrittura: “Ho sete”.» (Gv 19, 28)

Vieni, fai presto madre, a respirare al posto mio.
L’atto unico della vita si compirà dentro ai tuoi occhi,
anzi tempo, quando l’istante dimorerà nel tuo dolore
prima di rientrare in coniugazioni assolute,
in variazioni di estremo e di stupore, nel tuo sì perpetuo,
immoto quanto il bacio del verbo che t’abita il grembo
e che il tuo grembo abita.
Vieni figlia mia, esempio di salvezza, oh anima immensa,
e in questo mio ulteriore rantolo lascia che sia io, adesso,
a respirarti da questo legno, un’ultima volta in terra.
E abbracciami, quando sarò per molti un motivo di scandalo
tu non levare lo sguardo dalle mie umane spoglie,
poiché da ogni tua lacrima traboccherà l’estate rovente
che ravviverà moltitudini di cuori tramortiti per l’inverno.

(17/03/2020)