Cari fratelli e sorelle in Cristo!
Oggi è un tempo che non ammette riposo.
E per riposo intendo quello del cuore, dimorato da una linfa spirituale che vuole regnare in noi per la vera pace; Luce piena e definitiva.
Chiedo quindi al Signore nostro Dio, Unico e Trino, di aiutarci a scorgere con imperitura speranza quella pace tanto agognata per accogliere, così, degnamente, la sua salvifica Luce.
Sì. Perché la Luce va anzitutto accolta per poter essere trasmessa, testimoniata.
Accendiamo, allora, la nostra lampada sul candelabro e poniamo, questo, in alto, bene in vista, affinché faccia luce e la luce tutti la vedano.
Che lo Spirito Santo illumini le nostre menti, i nostri cuori, allarghi le nostre coscienze, distenda la nostra bella volontà, tra le midolla e le giunture dell’anima e dello spirito, affinché possiamo intendere ciò che il Signore Dio vuole amorevolmente offrirci.
Un cibo prelibato, un cibo destinato a chi ha fame e sete del Dio Vivente. I beati.
Amen.
Anelare all’Unità.
E anelarla in Dio perché, in tutto, l’uomo è alimentato da una forza che lo spinge verso il centro, forza attratta verso la fonte primordiale della sua stessa origine.
Dunque, l’uomo vive la sua terrena esperienza in funzione del suo ricongiungimento permanente al seno Paterno.
A sua immagine e somiglianza lo creò.
Cosa può intendere questa parola, cosa vuole comunicarci di nuovo, di bello, di antico, di stupendo?
L’hai fatto poco meno degli angeli, di gloria e di onore lo hai coronato.
Il Signore ci ha così pensati. Ed essendo Fedele, e fedele a se stesso, così ci ha creati. Poco meno di un dio.
Perché questo onore è stato riservato all’uomo?
Affinché custodisse con amore e diligenza l’opera grande che il Signore stesso gli aveva affidato.
Infatti, si legge nella Scrittura: Gli hai dato potere sulle opere delle tue mani, tutto hai posto sotto i suoi piedi; tutti i greggi e gli armenti, tutte le bestie della campagna; Gli uccelli del cielo e i pesci del mare, che percorrono le vie del mare.
Questo passo della Scrittura sottintende un volere di Dio che tutto si riassume, e badate bene, sin da principio, nella legge dell’amore. Ossia, l’uomo è tale affinché salvaguardi il suo prossimo e custodisca il Creato. Questo è dal principio.
E Dio disse: “Facciamo l’uomo a nostra immagine, a nostra somiglianza, e domini sui pesci del mare e sugli uccelli del cielo, sul bestiame, su tutte le bestie selvatiche e su tutti i rettili che strisciano sulla terra”. Dicevo, questo è dal principio.
In principio, un principio dal principio scevro del fine, di una causa.
In verità Dio è amore.
Noi siamo stati plasmati nella verità dall’Amore e dall’amore nella Verità. Siamo quindi sostanza d’amore di un Amore in Sostanza.
Quale gioia più grande ci dovrebbe raggiungere con la consapevolezza di tutto ciò?
Dio è Luce. Tutto è pace arcana in Lui.
Ma c’è qualcosa che, trascendendo Dio, giunge in noi.
È la Parola.
Il Verbo di Dio si fece uomo.
Egli è stato generato, non creato.
Egli è della stessa sostanza del Padre.
Quindi, si fece uomo come noi mantenendo intatta la sua Divinità (Amore in Sostanza).
E mentre nel Verbo incarnato, ossia nel Figlio di Dio, vanno realizzandosi tutte le Scritture, l’uomo passa da uno stato di perdizione ad uno di redenzione, attraverso il quale può ricevere per grazia (Mistero della gratuità) la Vita.
E la Vita è sempre in Dio. Cioè è Dio stesso.
Come vedete, miei cari, si passa dall’ieri all’oggi tra movimenti mai statici alla presenza della Presenza.
Un tempo, questo, che veramente non ammette riposo.
Abbiamo detto che Dio è amore.
Quale manifestazione più grande vi è nel Signore, dopo tutto quel che andiamo, con letizia e gaudio, comprendendo: Egli, con la sua sofferenza e con la sua morte, ha espiato i peccati dell’uomo.
Lui, l’Unigenito Figlio, che sembrava un castigato e dimenticato da Dio stesso, quando esalava l’ultimo respiro sul legno della croce, null’altro faceva che redimere l’umanità decaduta, ovverosia l’uomo che non ha salvaguardato il suo prossimo né il Creato.
Quale insegnamento più alto ci ha lasciato in dono, Dio, attraverso il suo Figlio? La Vita. Mistero della gratuità.
Ci ama di un amore che dona vita.
Amare Dio, quindi, e amare il prossimo come se stessi, è compendiare tutta la Legge, così, proprio come Egli ci ha insegnato.
Nel Figlio abbiamo veduto il Padre, che ci ha chiamato amici.
Amarci gli uni gli altri, come Egli ama noi. La Vita.
Non c’è dono più grande che dare la propria vita per gli amici.
Eppure, voglio farvi partecipi di una notizia che va ben oltre l’esposizione, la condivisione di una gioia.
Noi siamo più che amici del Figlio di Dio. Siamo suoi fratelli.
Noi, infatti, siamo costati al Verbo di Dio incarnato il più sommo dei sacrifici.
Ed è in funzione di questo che siamo coeredi suoi della Vita in Dio. Ossia siamo eredi di Dio.
Ecco, com’è bello e com’è dolce che i fratelli vivano insieme!
Torniamo, così, ad anelarlo.
Sì. Volgiamo lo sguardo, dapprima, a Colui che hanno trafitto e poi, dal Signore ottenuti, attratti come infinità di magneti, desideriamo abbracciare il nostro Dio, il Campione della nostra salvezza, il nostro Amore.
In che modo? Unità.
Noi siamo perché tendiamo.
Dove? Al centro. Lì, dove in uno stato di assoluta purezza si autoalimenta la Fonte Divina nella sua stessa contemplazione.
Ma non bastando a sé, questa Fonte si è voluta donare.
E a chi, se non a noi?
Noi, dunque, aneliamo alla comunione in Dio e nei fratelli.
Da sempre. Sin da principio.
Per il moto costante di semplicità e di perfezione.
E più l’uomo va confondendosi, disperdendosi, tiepidamente errando nel suo intiepidito errare, in questi deserti aridi del tempo e del mondo, più la voce di Dio diventa forte, misericordiosa, profonda.
Vuole raggiungere i nostri cuori, perché sono i suoi!
La sua voce ci unge, ci unge come balsamo che risana ogni ferita dell’anima, talvolta del corpo, laddove c’è fede, ossia, corrispondenza verace e innamorata in Dio.
È come olio prezioso versato sul capo, che scende sulla barba, la barba di Aronne, che scende sull’orlo della sua veste.
Noi desideriamo mangiare di quel cibo, di quel cibo spirituale.
Anzi, noi abbisogniamo di mangiare l’Amore.
Comunione col Signore, nel Dio Vivente.
Che lo Spirito Santo, che è Dio, e nella volontà del Figlio suo viene elargito sul suo amato gregge, faccia di noi un solo pascolo affinché possiamo vantarci quanto prima di essere, inoltre, in un solo Pastore, così esclamando: Quale gioia, quando mi dissero: “Andremo alla casa del Signore”. E ora i nostri piedi si fermano alle tue porte, Gerusalemme!
Cari fratelli e sorelle in Cristo!
Voglia, il Signore Dio nostro, mostrarci il suo Volto e farci dimorare, così, nella sua Paterna benedizione.
Sia compassionevole con noi, come ha voluto che per noi lo fosse il Figlio suo, l’Amato.
Mandi, come pioggia di abbondante benedizione, quindi, il suo Santo Spirito su ognuno di noi affinché, nel suo Mistero Trinitario, siamo stimati degni di trovare la Via, la Verità e la Vita e, in comunione con Lui, il Dio Vivente, fruttare il cento per cento per noi, per i nostri prossimi, e per il Creato.
E saremo, così, beati nel poter eternarci in quel solo Spirito che, di Luce Immacolata, ovunque vorrà splendere poiché, ovunque, vi sarà soltanto quello Spirito beato che, di Luce Immacolata, in noi splenderà d’Eterno.
La pace, l’amore, e la gioia in Dio Padre, in Dio Figlio, e in Dio Spirito Santo, albeggino nei nostri cuori come primogenita esperienza del suo tenerissimo e glorioso bacio.
E il nostro nome sia sigillato tra le labbra di Dio, il quale ci ha predestinati, con ogni sua volontà, nella benedizione di Cristo per essere concepiti – in principio al principio, suo Principio, – immersa Vita sciolta nell’infinita Eternità.
Amen.
(03/02/2025)