Fratelli e sorelle, buonasera!
“Voi sapete che il dovere del Conclave è quello di dare un vescovo a Roma.
Sembra che i miei fratelli cardinali siano andati a prenderlo
alla fine del mondo.”
(Papa Francesco, 13.III.2013)
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Come se la percezione del nuovo, il tutto bello, in me avesse adombrato il gemito del ricordo di una infanzia poco vissuta. E il gioco, il sentimento, la vocazione, d’un tratto mi hanno trafitto l’animo con quella medesima lama che segnò la contraddizione genitoriale nel petto della Beata Vergine Maria, Madre di Dio, mentre intono anch’io, con voce postuma, il mio Magnificat. È stato un inestimabile dono ricevere la grazia di donarmi, donandolo. L’ora m’appare vestita d’eterno. Dinanzi a me la speranza e la misericordia si abbracciano come fossero giustizia e pace; la carità è un bacio adesso di un padre, ora di una madre, che continuerà a coprire una moltitudine di mancanze, di peccati. Anche attraverso di me. Sì. Su di una terra buona il seminatore ha gettato il suo seme. Ho amato i poveri fino a farmi povero, e sono così salito sulla Montagna. Ecco. Mi è stato dato di servire. A chi dovrei, per tanta beatitudine, il mio amore? Ti riconosco. Come il discepolo che tanto amavi, mi chino sul tuo petto. E spezzi il pane. Spezzi il pane per me e il tuo calice lo ritrovo tra le mie mani. Tutto questo m’è accaduto. In memoria di Te? Epilogo e Teofania: A cosa devo che il mio Signore si degni di mostrarsi al servo suo, a colui che, con cuore squarciato dalla timorata gioia, sempre più lo ama? Mi abbandona la percezione, sono nell’agguato metanoico del mio antico e rinnovato presagio. Il nuovo, il tutto bello, sono io, anche, con il sole che non più brucia alle mie spalle. Eppure, mi hai fatto una tenera violenza; io che di tenere violenze ho riempito e cielo e terra. Mi è capitato di amare la tua croce: questa in terra la mia delizia, e in cielo la mia gloria.
Il Pastore mi ha preso sulle sue spalle. Pensavo di essermi smarrito. Oh, la compassione da Lassù! E con le lacrime di Dio, sul martoriato mondo, i miei occhi hanno pianto.
Lascio ad altri, oggi, il compito d’intonare a Colui che ci chiama per nome, a Dio Padre, l’inno, il canto, il salmo, come fece Davide il grande. Io ho lasciato all’Umanità la prefazione, l’antifona, il breviario dei breviari: Non lasciatevi rubare la Speranza. Fratelli e sorelle, fate questo in memoria di voi (e anche di me). Amen.
(23/04/2025)