Crimini di pace

Parole che, in pieno tempo di guerra, il Signore Dio, l’Onnipotente, rivolge alle nazioni e al suo resto, il popolo che Egli stesso si è acquistato, nella incostituzionalità del ventiquattresimo giorno del decimo mese del ventitreesimo anno della duemillesima età.

La tua veste ormai consunta
è ridotta a uno straccio.
Le tue ferite sono visibili,
sono corrotte,
e incancrenisce il tuo cuore.
Davanti al tuo giaciglio
anche le tarme mettono le ali
per sovvertire
l’ordine della natura.
Ti putrefarai sola,
lentamente,
senza trovare alcun scampo.
Perfino i vermi ti eviteranno,
le larve.
Nessuno s’accorge di nulla.
Tantomeno tu,
colta dal tuo orgoglio,
peste che ti logora
nella più limpida visione
degli avvenimenti che ti riguardano,
della storia
che non cerca più consolazione.
Ti sei ammalata.
Hai la lebbra dell’anima
ed essa non è curabile
mentre la tua coscienza
produce ormai
solo fiumi di escrementi.
Ciò che oggi ti rende giusta
davanti ai popoli
è semplicemente
la deviazione della verità,
una lurida
destabilizzazione geopolitica
che ti lascia gustare
ad ampio raggio
il favore di molte
tra le grandi nazioni.
Sorde, cieche,
guide di stolti e di empi,
stanno lasciando collassare
definitivamente l’umanità
in un complesso di opere native
che fino a ieri
chiamavano mondo.
Hai reso carne al pane.
Io ti renderò sangue
tra l’altrui sangue.
Non così però.
Non lascerò
che tu ti disperderai.
Morrai
e non te ne capaciterai affatto.
Il tuo esilio prenderà forma
dalla tua dipartita
e questa prenderà il tuo nome,
quello che ti diedi
rendendoti grande tra le nazioni.
Hai assaporato con goduria
la carne degli innocenti,
dei bambini, dei neonati.
Hai bevuto il calice
del sangue delle madri
che stavano per partorire
dicendo:
siamo stati offesi,
colpiti alle spalle,
non deve più accadere.
E con questa giustificazione
stai spazzando via il popolo
che a me appartiene.
Nessuno ha diritto
su altre vite.
Tu ti sei accaparrata
quello di trucidarle.
Ma tu, allora,
non sei una vergogna.
Tu sei il disonore
verso una madre, un padre,
lì dove la vergogna
nemmeno potrebbe arrivare.
Ancora un poco
e farò alzare i venti di guerra
che nessuno oserebbe immaginare.
Saranno loro a spazzare te
e altre nazioni
come sterco che nessuno mai
si permetterebbe di rivendicare
come suo.
Ho cresciuto dei predoni forse?
O, forse, ho allevato uomini
privi di scrupolo,
donne senza dignità?
Eppure tu sei peggiore di questi.
Oh, sì!
Tu sei andata oltre.
La tua veste ormai consunta
è ridotta a uno straccio.
Le tue ferite sono visibili,
sono corrotte
e incancrenisce il tuo cuore.
Sto per richiederti indietro
ciò che finora hai spezzato:
decine di migliaia di vite umane.
Me ne darai conto
in una frazione di tempo,
come quando la luce
è trapassata dalla vista
per il battito inferiore delle ciglia.
Guai a te
che massacri gli innocenti
e te ne vanti,
lasciando che chiunque di essi
varchi la soglia del terrore,
dell’angoscia, della morte.
Guai a te
che con l’ausilio degli occhi,
che mezzo mondo ti ha concesso,
spalanchi le tue infami fauci
perfino sui luoghi a me sacri,
sugli ospedali.
Guai a te
perché di chi resta in vita
nei tuoi vilissimi attentati
ne fai oggetto da vendetta
e poi con la tua bava
pensi di lavare
l’angoscia del mondo
che attende inutilmente
la fine di tanto scempio.
Sei la calamità più grande
e molti se ne ravvedranno
ben presto.
Sarà invano.
Chiunque “da te in te”
si è saziato
col sangue dei piccoli e dei poveri
ingurgiterà in un solo tempo
l’ira mia,
e sarà dimenticato
perché lo cancellerò
dai favori dell’esistenza:
nessuna colpa di queste
dinanzi a me resterà impunita.
Governanti e potenti,
sono tutti svegli i vostri figli?
E i vostri eserciti
sono ancora schierati per le guerre?
Presto viene il giorno
in cui chiunque
sentirà parlare di voi
non resterà più sbigottito
ma plaudirà.
Troppo orrore,
troppa morte avete fecondato
sulla mia terra diletta.
Nessuno mai vi piangerà
poiché coloro che resteranno in vita
non verseranno mai più lacrime.
Ecco. Questo dirà il mio popolo,
il resto che io mi sono scelto,
in quel giorno a me sacro:
il Signore Dio, l’Onnipotente,
si è degnato di toglierci
l’infamia da dosso;
oh, quale onore più grande,
lodi perenni innalzeremo all’Altissimo!

E a vincere sarà soltanto
la mia misericordia per essi.

(24/10/2023)