Se dicemmo noi,
disseminandolo con altrui parole,
a tempo ben stabilito
certamente
saremmo approvati soltanto
da chi le ingravida
quelle corone di rovi
per poi contaminare
con febbrile impudenza
il frutto verace di ogni esistere.
Ma qui, qui dove ogni dimensione coabita
in germinati spazi di profuse luminosità,
più che frammenti di prospettive fosche,
di orizzonti falliti,
introduce se medesima,
nel focolaio dei trasmissivi presenti,
la conoscenza incarnata
di un’identità sopra-pensante
la quale,
in tutte le temporalità congiunte,
finanche in quelle ancora da assumersi
alla propria ragione creatrice,
per omogeneità di concetto
e libertà di spirito
ci trascende,
purissima,
in funzione della sua fedeltà assoluta,
fino a renderci amore
nel suo interminabile principio.
E queste tue labbra tra le mie labbra
cosa possono affermare,
attraverso l’increata parola
che sul suo seno
ci chiama col medesimo nome,
se non quel noi,
giustappunto,
quel noi d’eterno unto
che nella sua spinta rivelatrice ci vuole,
e così ci ottiene,
comunicati nel giubilo gravitazionale
del suo esserci grembo di sostanza,
compositi di nude ascese,
per ciò che il tempo flagra, disigilla e unisce?
(22/01/2025)