Spezzeremo voci per i nostri canti.
Come pane che brilla sulle colline di maggio,
brina che nasconde
scrigni di paradisi tra le innamorate vigne,
così sarà la nostra unita parola,
identica e rinnovata.
E dai fiumi di aloe e nardo,
attraversando il ravvivato Paran,
ascenderemo, dalle vette del Teman,
alla dimora definitiva e che ci appartiene.
Le nostre sorgenti, lì,
non si mescoleranno più l’una con l’altra.
Baciando un’ultima volta
l’anima che tanto amai
ascolterò l’indicibile che diverrà cielo in me,
presenza viva oltre ogni atmosfera.
Di conoscenza si sazierà la pace,
con il suo volto nel mio,
e rivelerò, per il mio nome nel tuo,
che io sono.
In quel tempo, essere compenetrante,
il mio andare si cingerà della sua stessa via e,
con la verità posta a sigillo tra le mie labbra,
la mia destra avanzerà cullando un mondo nuovo
che si lascerà svezzare d’eterno
sul caldo seno di chi l’ha concepito.
(28/05/2025)