Canto del deserto:
Tracannata nel mare degli ospizi, questa è una notte che si rade dai suoi peli di eutanasico vento per bersi, a stelle spente, tutto il territorio migrato nella faida dell’enclave, con la complicità di numerosi organi dal suono arido e violento, ostaggi di un colpevole benessere contaminato dal distacco del silenzio. E la speranza, la giustizia, la pace: antinomie di cadaveriche catalessi, raggiunte dal seme svellato dell’ipocrisia, per una dissezione del sentimento mortale, amorale, privato dalla coscienza di vivere libero, o ibrido, tra le strisce più addormentate di un terrore che nulla e vicino, come tutto e lontano, porteranno più via. È così che l’albore brucerà di steppa per la brillata sua steppa, affinché in plenitudine la steppa bruci dell’albore del metamorfizzato suo albore.
(23/02/2025)