Alveo che pelle culla e asconde l’ombra
O mani,
anche voi tese sull’aria supina
come quest’anima in fiamme
gravida della vostra sete carnificata,
compulsiva e adiacente plasma,
lo stesso che rende breve la vita
e dal gesticolare vostro indipendente,
quel pieno movimento reso sterile
dall’aspirato fiotto trasudato in su,
in sud all’organo dalle corde zuppe
di un tal saporito silenzio non ben identificato,
amplesso biochimico pronunciato tra papille
nell’inumana commutazione dell’invisibile
generante particole d’acqua indivisibili,
alveo che pelle culla e asconde l’ombra, quale,
sostanza in cui ora mi desta, ora m’assale,
liquefo in terminale spirito m’inspiro ai cieli,
o meditabondo inessere che in me t’annulli,
pienezza in compimento della soglia mia salvifica,
o lingua!